MEGLIO L'ARGILLA O IL GORILLA ?
Le ipotesi dell'evoluzione e l'origine dell'uomo

Di Giovanni Pellegri*



Spesso le questioni scientifiche, che sembrerebbero di competenza esclusiva degli addetti ai lavori, se osservate con gli occhi dei profani, fanno emergere le questioni fondamentali della nostra vita. Una di queste è l'evoluzione e l'origine dell'uomo. Fieri della nostra intelligenza, raccontiamo con disinvoltura che discendiamo da scimmioni pelosi e che la vita è solamente il frutto del caso. Sarà anche vero, ma preferisco ascoltare le sinfonie di Beethoven o guardare le opere di Michelangelo vantandomi di essere un uomo simile a loro. Sono orgoglioso di far parte di questa specie umana che si differenzia in tutto e per tutto dagli animali, e lo sarò fino al giorno in cui uno scimmione riuscirà a canticchiare "l'Inno alla Gioia" o a scolpire un'opera d'arte in un pezzo di marmo.

Non rinnego, però le mie origini. Vado anch'io incuriosito allo zoo a sbirciare divertito nelle gabbie delle scimmie. Mi affascinano: non capita tutti i giorni di intravedere qualche milione di anni di evoluzione in un sol colpo d'occhio. Tuttavia, guardo le scimmie, come Pantani guardava i suoi concorrenti al Tour de France. Con una punta di dispiacere, ma sopratutto con la soddisfazione di averli "fregati" tutti. Noi abbiamo trovato la strada giusta, mentre le scimmie si arrampicano nude fra gli alberi, spulciandosi a vicenda. È indiscutibile: abbiamo vinto noi. Mi soffermo comunque davanti alle gabbie, cercando le analogie che potrebbero giustificare la nostra origine: una carezza, un gesto tenero, uno sguardo tra mamma gorilla e il suo cucciolo. La genetica ha già trovato queste analogie. Infatti, la sequenza del nostro DNA è per il 95% identica a quella dei gorilla o degli scimpanzé. Insomma, Darwin ci ha visto giusto e l'unica consolazione che ci resta e di ricordarsi che, tutto sommato, è meno umiliante discendere dalle scimmie che da un impasto di terra e argilla. Risolti i nostri problemi di amor proprio, il dibattito sull'evoluzionismo dal punto di vista scientifico si limita a codificare i complessi meccanismi che hanno permesso l'evoluzione della vita fino a noi. Dal punto di vista filosofico invece il dibattito è più complicato. La cultura scientista ha, infatti, accolto la teoria dell'evoluzione come il supporto scientifico del pensiero del materialismo. Schematicamente il percorso intellettuale di alcuni scienziati moderni è simile al cartellone pubblicitario dei pager promosso dalle PTT "Niente creazione secondo la Bibbia? Allora niente Adamo, niente argilla e costole, e quindi niente Dio".

Oggi è più che ragionevole ritenere che l'uomo non nacque 6'000 o 7'000 anni fa da una manciata di fango, come scritto nella Bibbia. L'ipotesi dell'evoluzionismo è la più realistica ma ciò non significa sostenere la tesi del materialismo, dell'agnosticismo o addirittura dell'ateismo. La cultura cattolica, cadde per parecchi anni nel medesimo errore sebbene in senso opposto. L'evoluzionismo era visto in contrapposizione all'origine sacra dell'uomo. Il problema era semplice: se l'origine del mondo, della vita, dell'universo, si spiegano solamente in virtù delle forze che la natura contiene, come si può parlare di un Dio, di un'anima di un disegno divino? Grazie ad un processo spontaneo, naturale e continuo si è passati dalle primordiali forme di vita ai pesci, per arrivare fino ai mammiferi e quindi all'uomo, sempre e solo in virtù delle forze della natura, allora come si può parlare di atto creativo di Dio?

La pubblicazione della teoria dell'evoluzione delle specie viventi portò inevitabilmente ad una rilettura completa della storia dell'umanità ma anche di quella della Rivelazione. Tuttavia la cultura cattolica, al momento della pubblicazione delle ipotesi di Darwin, non era pronta a compiere un passo culturale importante. Le teorie di Darwin, infatti, erano fin troppo chiare e quando si tentò di applicarle all'uomo scopertine/coppiò l'incomprensione. Ogni comportamento umano fu letto in chiave evoluzionistica. L'origine della sofferenza e della morte non erano più una conseguenza del peccato ma fenomeni puramente naturali da sempre esistiti anche prima dell'apparizione dell'uomo sulla terra. La comparsa della vita umana non diviene più l'espressione di un atto creativo divino ma un incidente evolutivo casuale. Dopo la pubblicazione nel 1859 delle tesi sull'evoluzionismo, il mondo cattolico si schierò contro le ipotesi di Darwin. Nel 1871 sulla Civiltà Cattolica si poteva leggere: "Gli errori dei darwiniani sono vari. Il primo è intorno alle origini dell'uomo, che essi confondono con quella de' bruti e delle piante (...). II secondo errore riguarda l'antichità de' primi uomini, i quali apparvero sulla terra 60 o 70 secoli fa. I darwinisti non si appagano di questi 6'000 o 7'000 anni, ora ne vogliono ventimila, ora centomila, ed ora, stimando insufficienti anche i centomila, chiedono un tempo indefinitamente più lungo". In un clima generale di critiche dove non si esitava a definire la teoria di Darwin "un vile ammasso di spropositi e deliri" anche il Magistero della Chiesa nel Concilio di Colonia del 1860 dichiarò "del tutto contrarie alle Sacre Scritture e alla Fede la sentenza di coloro i quali ardiscono asserire che l'uomo, quanto al corpo, è derivato per spontanea trasformazione da una natura imperfetta, che di continuo migliorò fino a raggiungere l'umana attuale".

L'errore del pensiero cattolico nell'interpretare i dati scientifici fu quello di vedere la sapienza di Dio in tutti i meccanismi naturali. L'errore del mondo scientifico fu di interpretare l'impostazione darwiniana come l'espressione del materialismo ateo che trovava finalmente anche delle soddisfacenti basi scientifiche. La perfezione della natura era per i teologi l'espressione dell'atto creativo di Dio, la stessa perfezione divenne invece per i biologi l'espressione delle leggi naturali e fisiche che permettono lo sviluppo della vita in assenza di qualsiasi disegno di Dio. Queste teorìe diedero un fondamento al materialismo e furono usate per spiegare tutti i fenomeni sociali dell'uomo come l'altruismo, la solidarietà e perfino i sentimenti religiosi. La posizione della Chiesa riguardo l'evoluzione e le ipotesi di Darwin, come noto, mutò. La svolta fu molto lenta, prudente, ma continua e promossa da alcuni teologi come padre Teilhard de Chardin o P.F. Rusckamp. Pio XII per primo ammise, in un discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze, che "il problema dell'origine dell'uomo non è totalmente risolto". In seguito Paolo VI e oggi Giovanni Paolo li, hanno accolto le ipotesi di Darwin senza vedere una contrapposizione alla sacralità della vita umana. Stiamo vivendo un momento storico molto interessante nel rapporto tra scienza e teologia. Dopo secoli di rivalità, la teologia e con essa anche il Magistero della Chiesa Cattolica sembrano aver trovato un sano dialogo con le scienze. Dialogo che si basa sul pieno rispetto dei dati accertati dal metodo scientifico e sulla piena autonomia della scienza nei campi di sua stretta competenza. Il cambiamento richiede di accogliere i meccanismi biologici senza limitarli ad un disegno prestabilito a priori dall'Organizzatore dell'Universo. Sia il disegno sapiente di Dio, sia la nostra vita necessitano infatti di una visione non deterministica, ma libera. È chiaro che la nuova interpretazione sull'origine dell'uomo non propone meccanismi semplici del tipo "Dio crea tutto dal niente", ma domanda di inserire i dati della Rivelazione in quelli della scienza. È necessario guardare all'evoluzionismo come ad un fatto naturale che fa parte della storia dell'uomo, ma anche della sua sacralità. Bisogna avere il coraggio di affermare i dati della nostra vita biologica. Moriamo semplicemente perché la vita finisce ed altri possano vivere, siamo nati semplicemente perché i nostri genitori si sono sentititi attratti dal desiderio sessuale. Questa non è una visone dissacrante della vita, è la realtà all'interno della quale ci muoviamo quotidianamente. Non è l'espressione di uno schietto materialismo ma di una realtà che può anche essere immersa in un disegno più grande. Noi siamo fatti di cellule che obbediscono all'evoluzione naturale: crescono, si dividono e muoiono. Le cellule, la vita e la morte costituiscono la stoffa dell'uomo. Di un uomo che ha tutto il diritto, nella sua spettacolare miseria biologica, di ricercare il senso del suo esistere. L'umanità non può essere compresa senza tenere conto del suo substrato organico dentro il quale è costretta a vivere. Giovanni Paolo II parlando alcuni anni fa del problema dell'origine dell'uomo ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze, affermò che "La verità non può contraddire la verità". I dati scientifici riguardo all'evoluzione devono quindi necessariamente inscriversi in quelli della Rivelazione. Ma attenzione: non vi sono soluzioni di facile comprensione.


* Dottore in biologia molecolare